Sull'impulso a confessare


Sinceramente non so se Grillo ha poteri taumaturgici e con un paio di supercazzole metaforiche riuscirà a far rinsavire quel che resta del movimento. Non mi è sembrato particolarmente in forma e il suo discorso sulla coerenza dello scarafaggio si è avvitato tra la biodegradabilità e un seppuku. Qualcosa la dice e in particolare il riferimento al harakiri che ha caratterizzato lo strapotere salviniano (perlomeno da giugno 2018 col primo caso di "porti chiusi", la Aquarius di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, con 629 profughi a bordo poi sbarcati a Valencia). Insomma il lungo periodo di sottomissione del M5S al supposto carnefice, che ha fatto parlare, in maniera non peregrina, di sindrome di Stoccolma. Niente di eroico, di nobile, niente che ricordi di sfuggita Mishima o un banale e rituale immolarsi sull'altare della sodomia: solo pusillanimi venuti allo scoperto con il caso Diciotti (nel senso di scudare le sorti del cosiddetto Capitano), e poi via peggiorando con chi faceva a gara a chi vessava di più le ONG, a chi inaspriva le pene: 500.000 euro? troppo pochi, meglio 1 milione. Il più patologico Di Maio. 


a schifezza, d’a schifezza, d’a schifezza ‘e ll’uommene!

Ancora adesso Grillo, con una sveglia in cui promette di salvare l'Italia dai nuovi barbari, una metafora abusata, evidentissima da Verona e Pillon in poi, dalla distruzione del modello Riace,  mi chiedo da quale coma si sia svegliato? Ancora eufemismi tardivi, parlano di "intamarrimento" di Salvini, di un "establishment che lo sta avvolgendo", né più né meno come Di Battista parla di "conformismo", nessuno dice che Salvini è uno psicopatico con pensieri autoriferiti e nessuno che faccia finta di porsi il problema della fuga dalla Libia, dalla Siria, dalle guerre. Nessuno che dica che il cosiddetto capitano è lì per creare problemi, mica per risolverli. Il grande Diba, così snob, così blasé, che si crede già autore navigato di reportage, si mostra  "annoiato dalle Ong (...) Un paese deve difendere i propri confini - sembra Don Abbondio - capisco quindi quello che il Governo sta facendo". Evidentemente in perfetta sintonia con Anna Macina e Denis Dori, gli altri due scienziati di "sequestro e confisca sempre". Per dirla tutta, nel tardivo tentativo di rianimazione, Beppe Grillo non mostrava di riferirsi ai nuovi barbari annidati nel Movimento stesso. I barbari sono sempre esterni a un nucleo puro e incontaminato. E questo è un problema.



Ancora ieri, a crisi governativa esibita, alle sobrie dichiarazioni di Richard Gere  "il mio unico obiettivo - ha raccontato - è aiutare le persone. Non sono italiano e sono restio a parlarne. Anch'io vengo da un Paese dove la situazione politica è bizzarra". Una dichiarazione retoricamente perfetta, chiara, governata all'understatement, "non sono italiano" e dunque "sono restio a parlarne", anche se anch'io sto sperimentando una politica "bizzarra" (quella del matto di Trump). Come dire, so bene che la predica non vi può giungere da un pulpito americano! Ho portato acqua e cibo a volontà, visto che un paese amico con mio grande stupore ha approvato un decreto vessatorio che rende illegale il soccorso. Non ha certo detto da un balcone "di aver abolito la povertà". Si prega di far riscrivere a Di Maio una ventina di frasette del genere, in un italiano scorrevole e senza iperboli. Ricordarsi pure che i twitter di Giorgia Meloni sono pure peggio di quelli di Salvini: 
#RichardGere perché non vai ad aiutare i messicani a passare il confine? Hai paura ti arrestino come si fa da quelle parti per chi favorisce l'immigrazione clandestina e non ti facciano poi girare film con compensi milionari? Rivoluzionari di cartone».
Almeno quelli del Salvini finiscono con ironici "bacioni", mentre i tweet della Meloni terminano cazzuti e con truculenti inviti ad affondare le navi delle ONG. 
A una posizione irenica, nobile, umoristica, illuminata dal Dalai Lama, si replica col solito chiagna e fotte, col rifiuto di qualsiasi aiuto, stato, nazione, star system ma non per questo non ci si lamenta lo stesso. Lo statista invece d'indirizzarsi all'esemplare ospitalità di Visegrad (quota zero, altro che quota cento!) continua imperterrito a sfottere Spagna, Francia, Germania, Olanda e - ultimo incauto acquisto - Norvegia. Che vergogna, un personaggio simile a rappresentare l'Italia anche per un solo secondo meriterebbe una class action. "La zecca tedesca", "questa viziata comunista", può vantare forse un solo precursore nella culona inchiavabile di berlusconiana memoria. Inenarrabile il riferimento ai dreds, alla capigliatura Rasta e a uno status borghese, al mix di sessismo dove lo speronare cresceva in modo iperbolico da una constatazione incidentale di un sinistro appena accennato e in fondo evitato (grazie alla perizia della comandante Rackete),  in un "me la speronerei io questa delinquente", sul modello di "una botta e via".





"Visto che il generoso milionario - replica il noto ministro della propaganda - annuncia la sua preoccupazione per la sorte degli immigrati della Open Arms, lo ringraziamo: potrà portare a Hollywood, col suo aereo privato, tutte le persone a bordo e mantenerle nelle sue ville. Grazie Richard!". Ironia facile tanto è qualunquista, che non è sfiorata da quanto Gere non sia nuovo a interventi del genere. Grillo evidentemente non sa quanti guai ha combinato Salvini con la felpa del ministro degli esteri, sostituendosi a Moavero Milanesi e a Conte, che invece qualche successo in termini di negoziato hanno portato a casa. Fossi stato al posto di Luca Morisi - il cosiddetto spin doctor di Salvini - avrei preso la palla al balzo e lanciato lo sbarco sponsorizzato: "Richard Gere: Asylums + 160"; "Antonio Banderas: Asylums + 115"; "Javier Bardem: Asylums + 75", etc. i pubblicitari hanno senso pratico e lo star system non ha bisogno di ulteriore pubblicità, abituati come sono a un mix benefico: sono per una buona causa e vengono dedotti dalle tasse (a Hollywood non credo ci sia una Santanché che spacca loro i cabbasisi con lo stigma di "buonista". Con la scusa, Morisi potrebbe far risparmiare qualcosa a Vadolive e a Vanessa Servalli, la barista di cui si è occupata lungamente Report nell'indagare i rapporti con il gruppo parlamentare della Lega di Salvini al Senato. Pensate pure a una Rihanna e alla sua imponente Clara Lionel Foundation o alle vecchie glorie dello stilismo di un tempo.


E comunque - Grillo - va bene così, meglio tardi che mai. 
Spiace solo che il sottosegretario agli interni Carlo Sibilia (M5S) abbia rivendicato con orgoglio la stesura del “decreto sicurezza bis” che poteva essere tranquillamente sottaciuto. Dice il sottosegretario "un governo che ha ridotto gli sbarchi e di questo ne vado molto fiero. Era un obiettivo posto nel contratto e anche il Movimento 5 stelle ha fatto la sua parte”. Una parte ovviamente pure rivendicata dal capo politico M5S (si spera in scadenza) che annuncia una proposta per fare in modo che le navi delle Ong vengano sequestrate e rimangano in dotazione allo Stato.



Perché mai, se non per un sintomo, il M5S ad un certo momento diventa più caccasecca di Salvini, fanno finta di credere al rapporto - mai dimostrato - tra ONG e scafisti, un cretino molto poco garantista comincia a riferirsi a Radio Radicale come "Radio Soros", appropriandosi delle dicerie e delle semplificazioni, insomma delle corbellerie di Maurizio Belpietro, Casa Pound e Altaforte? A guardare con sospetto un bravo cristiano come Mimmo Lucano, una persona competente come Gregorio De Falco o una sedicenne volenterosa come Greta Thunberg? Cosa li ha indotti a tale spasmodica ricerca di perfezionare l'ubbidienza (lo annotava Jacques Lacan in Scilicet), oltretutto non richiesta, spingendoli a scavalcare a destra la Lega di Salvini in un insensato riposizionamento strategico? A lungo si è detto né destra né sinistra, frutto di un narcisismo post-ideologico (ovviamente ignorantissimo e ultra-reazionario), mentre nel frattempo Grillo, e per fortuna, campava con l'idea dell'argine contro il nazionalismo e il fascismo. Ecco, quell'argine, comunque presente nei vaffa, a contrasto di opere faraoniche e inutili, in difesa dell'acqua pubblica, del consumo del territorio e di scelte energetiche sostenibili, simbolicamente presenti nelle candidature di Stefano Rodotà e Gino Strada alle quirinarie, nell'amicizia con Alex Zanotelli e Don Andrea Gallo, quell'argine quando è crollato? Credo di saperlo, è lecito saperlo. Ma questo è un altro lungo discorso.

Massimo Celani


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The Guardian, 15 luglio 2019

Partendo dal fatto che è assolutamente falso sostenere che i servizi segreti – che leggendo solo il titolo farebbe pensare a quelli italiani e non tedeschi – abbiano scoperto presunti legami tra Sea Watch, Carola Rackete e Angela Merkel, tutto circola sul tweet dell’ex capo dei servizi di Berlino dove lui stesso non dava per certo l’articolo del sito che aveva condiviso: «Se questo rapporto fosse vero».


Il The Guardian riporta che i comportamenti riscontrati dall’utilizzo dei social da parte di Hans-Georg Maaßen – dopo il suo licenziamento – hanno messo in dubbio non solo la sua neutralità ma anche la sua credibilità avendo dimostrato di non saper distinguere teorie di cospirazione da vere e proprie notizie.



Ancòra
(perle dal web)

"Non mi piace per niente questa faccia da c..O col suo ghigno sicuro al servizio di Soros, ma dove non arriva la giustizia umana arriverà quella divina. Trema rasta trema", dice franca gbs. Enrico Lucchetti invoca il ritorno della pena di morte, così, dice "ne puniamo una per educarne cento".
"Sfigata", "zozza", "comprati uno shampoo", "quelli come lei i tedeschi le chiamano barbone", sono solo alcuni degli insulti. Che si focalizzano anche sull'abbigliamento. Mario di Martino si chiede: "ma una maglietta e un reggiseno un poco più adeguati per andare in tribunale no? questa in germania non se la incu... Nessuno"

di Gianluca Veneziani

 (...) Questa presunta supervisione di Berlino sulla missione di Carola dimostrerebbe che le ong sono tutt' altro che organizzazioni non governative, ma lavorano in combutta con i governi, sono da questi mandate, comandate e giustificate.

Le ong farebbero il gioco non solo degli immigrazionisti e di chi lucra sul business dell' accoglienza ma anche di alcuni governi interessati a fare i buonisti coi porti degli altri. Dirige la Merkel l' operazione, esegue la Rackete, con benedizione dall' alto. E dalla Culona Inchiavabile si passò alla Capitana Intoccabile.









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(continua "sull'impulso a confessare"). 
Una rivendicazione innecessaria, con 'aria del sintomo. 


Da dove viene l’impulso a confessare? Uno commette un crimine, tradisce la sua fanciulla, che non è propriamente un crimine, c’è di peggio nella vita, e avverte l’impulso a confessare, qui il discorso ci porterebbe a fianco di ciò che Freud racconta del senso di colpa in Criminali per senso di colpa, però a questo punto abbiamo degli elementi per dire qualche cosa di più di ciò che dice Freud, e cioè del criminale che confessa il crimine per sbarazzarsi del senso di colpa o si inventa un crimine da confessare per sbarazzarsi di un senso di colpa connesso con qualcosa che non ha fatto, ma che aveva intenzione di fare. Spesso si riscontra nelle madri questo senso di colpa per qualche cosa che non si è fatto propriamente, ma si è desiderato fare.
 (...) la verità o più propriamente il “vero” sarebbe il caso di dire in queste occasioni, la necessità di dire la verità, l’impulso a confessare viene dalla necessità di adempiere a ciò che il linguaggio costringe a fare, ciò che è vero è ciò che consente la prosecuzione del discorso, della parola, del racconto, il falso è ciò che lo ferma. Dire il falso significa che si instaura o si avanza una proposizione che dice di proseguire in una certa direzione ma di fatto non può proseguire in quella direzione, ci si trova cioè in una condizione tale per cui ciò che dà fastidio alla persona, che la rende dispiaciuta e quindi pronta alla confessione non è il senso di colpa, che è un’invenzione di Freud, ma è il principio di non contraddizione. 
(...) Il principio di non contraddizione come sappiamo è strutturale, fa funzionare il linguaggio, è uno degli elementi che lo fanno funzionare, strutturalmente, senza principio di non contraddizione il linguaggio si arresta perché a quel punto un elemento è anche il suo contrario quindi non può essere utilizzato, è per questo che si arresta, non è che ci sia un principio morale, ma non è utilizzabile per proseguire, non è utilizzabile come elemento su cui appoggiare il piede per compiere il passo successivo, per usare un’allegoria.
(...)
È qualcosa di differente della dimenticanza, l’isteria dimentica, il discorso paranoico non proprio, lo cancella, e cioè non è stato lui a dirlo, non l’ha detto, e se per caso l’ha detto è perché c’erano altre condizioni, erano in un modo differente. Messo alle strette si chiude letteralmente, cioè non prosegue, non parla più piuttosto di ammettere di avere detto poc’anzi il contrario di quello che sta dicendo adesso. Questa prerogativa del discorso paranoico è emblematica, cioè lì la contraddizione non può essere risolta, non può ammettere di dire il contrario di quello che ha detto prima e quindi c’è il blocco totale, non può ammettere di mentire, quindi si blocca il sistema. Questo è il caso più evidente, rispetto alla nosografia psicanalitica, dell’impossibilità di violare il principio di non contraddizione, chiaramente c’è in tutti i discorsi ma il discorso paranoico lo rappresenta continuamente.
(...) 
L’impulso a confessare di cui parla Theodor Reik è la necessità del discorso e quindi del linguaggio di proseguire, e cioè di riaprire quella direzione che è stata chiusa e che invece può essere aperta.
Luciano Faioni, 8-8-2012

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Il piacere di obbedire è parte essenziale della logica del Potere e della meccanica del dominio.
Chi obbedisce, in certo qual modo, prova una sorta di voluttà profonda nel servire che non è facile da spiegare soltanto con l’uso dei meccanismi della coercizione violenta e con l’uso della forza.
Scegliere di essere liberi, invece, non solo è assai più difficile ma non produce il godimento provato dall’attrazione psicologica nei confronti dell’asservimento volontario.
(Fabio Ciaramelli – Ugo Maria Ulivieri, Disposti all'ubbidienza, Il fascino dell’obbedienza. Servitù volontaria e società depressa, Milano, Mimesis, 2013)


Discorso sulla servitù volontaria. Chi non si sente personalmente tirato in ballo, ingiuriato, accusato dalle parole di Étienne de La Boétie, non ha letto bene le sue pagine o ha scelto di non pagare dazio.
La sua invettiva non lascia infatti margini interpretativi di comodo all'indulgenza auto-assolutoria: «O popoli insensati, poveri e infelici, nazioni tenacemente persistenti nel vostro male e incapaci di vedere il vostro bene! […] Colui che vi domina ha forse un potere su di voi che non sia il vostro? Come oserebbe attaccarvi, se voi stessi non foste d'accordo?» 
(...) 
È soprattutto sui due piani prefigurati dal termine «depressione» - quello psichico e quello socioeconomico - che la servitù volontaria può a loro avviso parlare alla nostra contemporaneità triste. Patologie depressive e sudditanza politica si rivelano fenomeni affini: fughe dolorose ma rassicuranti dall'azzardo e dall'indeterminatezza di ogni vita libera e aperta all'alterità. Analogamente, sul piano economico, è urgente defatalizzare l'«inevitabilità» della catastrofe economica in atto, smascherando il lato complice del nostro sentirci annientati e immobilizzati: il diffuso sentimento di «impotenza è un modo di interpretare la realtà asservendosi a essa»; un modo apparentemente insensato, ma che in realtà esonera dal dover immaginare un mondo altro.
Manca forse un solo passo all'attualizzazione del testo La Boétie: ed è raffrontare ai gesti dei suoi servi volontari («pali del ladrone che li saccheggia, complici dell'assassino che li uccide e traditori di sé stessi») le nostre infinite pratiche di esclusione e marginalizzazione dei più deboli; violenza domestica, bullismo, stalking, pogrom, piccole persecuzioni quotidiane: versioni moderne di quei meccanismi vittimario-sacrificali su cui da millenni si regge il precario ordine sociale delle collettività umana.
Lungi, con questo, dal reintrodurre linee di demarcazione troppo nette tra buoni e cattivi: ma anzi vedendo in quei gesti il complessivo e assurdo rivolgersi della società contro se stessa. Coglieremmo allora appieno «la verità che – secondo gli autori – siamo tutti convocati ad ascoltare» da La Boétie: e cioè che non esiste potere al di fuori del sostegno attivo dei dominati, ma che - proprio per questo - «per essere liberi basta solo volerlo».
Collettivo La Boétie

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Nota sull'intamarrimento di Salvini
Scusa Grillo ma chi scrive è calabrese, tu sei genovese e per te è un mondo lontano, ne sai qualcosa per sentito dire. Dalle mie parti invece abbiamo chi professionalmente si occupa dei tamarri "con la corchia", vale a dire con la scorza, molti studi scientifici sull'ispessimento e la elastometria del parenchima e persino una macchina di nuova generazione che misura la stiffness, l'elasticità e la fibrosi del tessuto tamarro. Certamente Salvini è ipertamarro, perennemente sudato e sovrappeso, molto dipende da ciò che mangia, dalla Nutella e dalle arancine fritte nell'olio dei ferry-boat, ma non ci voleva la zingara, il fibroscan o un particolare sforzo diagnostico per stabilirlo. E poi, che altro? Ti è forse rimasto in gola qualche altro aggettivo più persuasivo? E comunque, non sarebbe il caso di chiedersi quanto sono "tamarri" e per lo più inadeguati e servi sciocchi, stupido come il meccanismo che recluta i vostri portavoce, barbaro come il dispositivo che non premia lo spirito critico e l'intelligenza. Fanculo Rousseau, il capopolitico, il portavoce, Maria Vittoria Baldino (quella che non trova sessiste le uscite di Salvini), Vito Crimi e chilla banda 'e sciemme ca nun trovano manc''o cazzo int''a mutanda. 




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